
Uno studio canadese rivoluziona la valutazione del rischio: le donne, anche a parità di condizioni, sono più esposte alle malattie cardiovascolari
La salute del cuore non è uguale per tutti: le donne pagano un prezzo più alto
Secondo un'ampia e approfondita ricerca canadese, che verrà presentata nel corso del prestigioso meeting dell'American College of Cardiology in programma a Chicago dal 29 al 31 marzo, il rischio cardiovascolare colpisce le donne in maniera più marcata rispetto agli uomini, anche quando le condizioni di salute generale sono simili.
Un dato sorprendente e cruciale che apre nuovi scenari per la medicina di genere, sottolineando quanto sia fondamentale non solo riconoscere, ma anche intervenire sulle differenze biologiche e sociali tra uomini e donne.
Questa scoperta potrebbe infatti portare a un ripensamento radicale degli attuali metodi di screening, diagnosi e trattamento, incoraggiando l'adozione di protocolli differenziati che tengano conto del sesso del paziente per offrire cure più efficaci e mirate.
Donne più esposte anche in condizioni simili
Lo studio, coordinato dal rinomato cardiologo Maneesh Sud del Sunnybrook Health Sciences Centre di Toronto, ha preso in esame un campione estremamente ampio: oltre 175.000 adulti arruolati nell’Ontario Health Study tra il 2009 e il 2017, il che conferisce grande solidità statistica ai risultati.
Un dato rilevante è che nessuno dei partecipanti presentava al momento dell’arruolamento una diagnosi pregressa di malattie cardiache. Inoltre, circa il 60% del campione era composto da donne, consentendo così una valutazione comparativa significativa tra i due sessi.
I ricercatori si sono concentrati sull’analisi di otto fattori di salute fondamentali per la prevenzione cardiovascolare, che rappresentano indicatori chiave dello stile di vita e dello stato fisiologico dell’individuo:
- Dieta equilibrata e nutriente
- Qualità del sonno e regolarità del riposo
- Attività fisica costante
- Fumo di sigaretta
- Indice di massa corporea (BMI)
- Livelli di glucosio nel sangue
- Livelli di lipidi (colesterolo e trigliceridi)
- Pressione arteriosa nella norma
- Sulla base dell’analisi combinata di questi parametri, i partecipanti sono stati suddivisi in tre categorie distinte:
- Salute ideale: tutti e otto i fattori positivi
- Salute intermedia: tra cinque e sette fattori positivi
- Cattiva salute: meno di cinque fattori positivi o più di tre negativi
Più donne in salute ideale, ma più vulnerabili al rischio
Nel corso di un follow-up medio di oltre 11 anni, i ricercatori hanno monitorato l’insorgenza di eventi cardiovascolari significativi, scoprendo che un numero maggiore di donne si collocava nella fascia di salute ideale (9,1% rispetto al 4,8% degli uomini).
Al contrario, solo il 21,9% delle donne rientrava nella categoria di cattiva salute, contro il 30,5% degli uomini.
Questo indicherebbe, in apparenza, una condizione più favorevole per la popolazione femminile.
Tuttavia, le conseguenze cliniche associate allo stato di salute risultavano essere molto più gravi tra le donne rispetto agli uomini.
In particolare:
Le donne in cattiva salute avevano un rischio di sviluppare patologie cardiovascolari quasi cinque volte superiore rispetto a quelle con uno stato di salute ideale.
Le donne con uno stato di salute intermedia presentavano un rischio 2,3 volte maggiore.
Per gli uomini, il rischio aumentava comunque, ma in misura inferiore: 2,5 volte in cattiva salute e 1,6 volte con salute intermedia.
Questi numeri evidenziano una vulnerabilità sistemica del cuore femminile che richiede maggiore attenzione da parte della comunità scientifica.
Un approccio più attento alla differenza di genere
“A parità di condizioni, il rischio è maggiore nelle donne che negli uomini e questo non era mai stato riscontrato prima”, afferma il dottor Maneesh Sud, sottolineando l’importanza di personalizzare le strategie cliniche in base al genere.
Questo risultato, frutto di un lavoro rigoroso e innovativo, ribadisce l’urgenza di sviluppare strategie personalizzate di prevenzione e percorsi diagnostici che tengano conto delle differenze fisiologiche e ormonali tra uomini e donne, affinché la medicina possa davvero essere equa ed efficace.
Perché le donne sono più vulnerabili?
Sebbene lo studio presentato non approfondisca gli aspetti meccanicistici, altri filoni di ricerca suggeriscono che tra le cause di questa disparità possano esserci fattori ormonali (come la riduzione degli estrogeni in menopausa), infiammatori, metabolici, oltre a differenze nella risposta allo stress, nella distribuzione del grasso corporeo e nel riconoscimento dei sintomi da parte dei professionisti sanitari.
Molte donne, infatti, manifestano sintomi cardiovascolari meno tipici rispetto agli uomini, il che spesso ritarda la diagnosi e l’intervento terapeutico.
Cosa possiamo fare ora?
Questo studio non solo cambia radicalmente il modo in cui vengono letti i dati epidemiologici, ma rappresenta un vero e proprio appello alla comunità scientifica e sanitaria.
Occorre rivedere le linee guida cliniche adottando un approccio più equo, più attento, più consapevole delle differenze di genere.
Solo così si potranno realizzare programmi di educazione alla salute, campagne di prevenzione mirata, e interventi sanitari capaci di proteggere realmente la salute del cuore delle donne.