All'indomani della pubblicazione dell'annuale rapporto AGENAS abbiamo riportato alcune delle perplessità sorte sulla interpretazione dei dati, soprattutto per l'uso "politico" che ne veniva fatto, come nel caso della Sicilia dove, a fronte di posizionamenti per la stragrande maggioranza degli indicatori bel al di sotto delle medie nazionali, venivano diffusi comunicati da parte del governo regionale a dir poco mistificanti.
Una conferma di queste perplessità viene adesso da un'illuminante articolo apparso sulla rivista specializzata Quotidiano Sanità a firma di Claudio Maria Maffei.
Già la personalità dell'autore è particolarmente interessante, e forse rappresenta un'auspicabile tendenza che potrebbe fare la differenza: quella di professionisti di grande esperienza che, andati in quiescenza decidono di far sentire la propria voce da un canto per denunciare le incongruenze di gestioni approssimative e, dall'altro e ben più importante, di contribuire a trovare soluzioni adeguate ad una crisi che è ormai evidentemente provocata da una politica dissennata e clientelare della sanità pubblica.
Claudio Maria Maffei infatti, medico in pensione, ha lavorato nel Servizio Sanitario delle Marche, dove ha svolto ruoli di Direzione Sanitaria sia presso Aziende Sanitarie Territoriali che presso Aziende Ospedaliere e Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.
È fortemente interessato all'analisi delle criticità del Servizio Sanitario Nazionale alla luce dei meccanismi che lo regolano e delle sue concrete modalità di funzionamento.
È convinto infatti che non si possa migliorare un sistema complesso che non si conosce, e per questo cerca di essere il più attivo possibile sul piano della comunicazione professionale sui temi della sanità pubblica.
E dà qualche spiegazione che qui sintetizziamo ma che invitiamo ad approfondire leggendo l'articolo su Quotidiano Sanità, arricchito da grafici e riferimenti diretti.
Cosa sono le classifiche Agenas e perché sono discutibili
Per il terzo anno consecutivo, la pubblicazione della classifica dei migliori ospedali d'Italia da parte dell'Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) ha sollevato infatti numerosi dubbi e critiche.
Il Programma Nazionale Esiti (PNE) è un sistema di monitoraggio che raccoglie dati sugli ospedali italiani per valutare la qualità delle prestazioni sanitarie, ma i dati vengono spesso interpretati in maniera riduttiva e sensazionalistica, trasformandosi in vere e proprie classifiche, più adatte a un effetto mediatico che a una valutazione scientifica della sanità pubblica.
Le basi del Programma Nazionale Esiti
Il PNE è stato istituito nel 2012 con l'obiettivo di monitorare l'efficienza delle strutture ospedaliere italiane, utilizzando indicatori di esito, processo e volume. Nel Report 2024 sono stati presi in considerazione ben 205 indicatori, di cui 180 per l'assistenza ospedaliera e 25 per l'assistenza territoriale. Questi indicatori permettono di valutare la qualità dei processi sanitari e degli esiti clinici nelle varie strutture, fornendo dati precisi ma complessi, che andrebbero analizzati con cautela e non banalizzati in una semplice "classifica".
Cosa misurano gli indicatori del PNE?
Gli indicatori del PNE si dividono in:
Indicatori di esito, che misurano i risultati clinici delle attività sanitarie.
Indicatori di processo, che valutano la conformità delle attività a standard di gestione e tempestività degli interventi.
Indicatori di volume, che verificano se il numero di interventi eseguiti è sufficiente a garantire l'efficacia delle prestazioni.
Il PNE è concepito per monitorare e migliorare le prestazioni ospedaliere, non per stilare classifiche. Tuttavia, negli ultimi anni, è stato utilizzato in maniera impropria da Agenas per attribuire premi ai "migliori ospedali", un'operazione che, secondo molti esperti, è più mediatica che scientifica.
Il controverso uso del treemap: la base della classifica
Il treemap è una rappresentazione grafica introdotta nel 2016 per sintetizzare i dati delle diverse aree cliniche monitorate dal PNE. Questo strumento, però, presenta molti limiti: non include tutte le aree cliniche fondamentali, come la traumatologia o l'oncologia medica, e non valuta gli esiti sensibili all'assistenza infermieristica.
Il treemap è diventato la base per creare le classifiche degli ospedali, ma è stato criticato per la sua incompletezza e per la mancanza di indicatori adeguati in diverse aree. Ad esempio, molti reparti specialistici non vengono inclusi nella valutazione, e l'attribuzione dei punteggi è spesso discutibile, basandosi su stime che non sempre riflettono la reale qualità delle prestazioni.
I limiti della classifica Agenas
Dal 2020, Agenas ha iniziato a pubblicare una vera e propria classifica dei migliori ospedali basata sui treemap, introducendo anche dei premi per le strutture con le "migliori performance". Tuttavia, questa pratica ha suscitato molte critiche da parte degli esperti del settore, poiché:
Non esiste una correlazione diretta tra gli indicatori del PNE e un punteggio complessivo che possa riassumere la qualità degli ospedali in maniera significativa.
I premi attribuiti non sono giustificati dal Report ufficiale del PNE, il quale non fornisce una spiegazione dei criteri utilizzati per determinare i vincitori.
Molte aree cliniche fondamentali sono escluse dalla valutazione, rendendo i risultati parziali e non rappresentativi della complessità del sistema sanitario italiano.
L'impatto mediatico e politico delle classifiche
L'uso del PNE per stilare una classifica dei "migliori ospedali" ha avuto un forte impatto mediatico e politico, creando grande interesse tra i cittadini e i rappresentanti politici. In particolare, la classifica è stata utilizzata per promuovere alcune strutture ospedaliere, distogliendo l'attenzione dai problemi reali del sistema sanitario.
Ad esempio, la scelta di Ancona come sede del G7 Salute è stata giustificata facendo leva sui risultati della classifica, pur se questi non riflettono in maniera accurata la qualità complessiva del servizio sanitario regionale.
Conclusione: una classifica fuorviante
La scelta di Agenas di utilizzare il PNE per creare una classifica dei "migliori ospedali" non ha basi solide dal punto di vista tecnico-scientifico.
Questa pratica rischia di svilire l'importante lavoro di monitoraggio e analisi che il PNE rappresenta per la sanità italiana, trasformando un sistema complesso di valutazione in una competizione mediatica che non riflette la reale qualità del servizio offerto ai cittadini.
In sintesi, l'uso improprio dei dati del Programma Nazionale Esiti per stilare classifiche fa un pessimo servizio alla sanità pubblica del nostro Paese.
Occorre ritornare a una valutazione seria e rigorosa dei dati, evitando di cedere alla tentazione di trasformare la salute in uno spettacolo.
E, soprattutto, occorre che di Sanità se ne occupino professionisti seri e competenti, lontani mille miglia dalle clientele e dagli interessi che l'hanno ridotta ad un cumulo di macerie: o finirà molto male per tutti.
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