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Nel panorama della sanità pubblica, l’HIV rappresenta una delle sfide più complesse e delicate degli ultimi decenni. Eppure, grazie ai progressi della ricerca e all’impegno costante delle istituzioni sanitarie, oggi è possibile convivere con il virus mantenendo una qualità di vita eccellente. La terapia antiretrovirale, infatti, non solo garantisce la soppressione della carica virale fino a renderla non rilevabile, ma impedisce anche la trasmissione del virus. In questo contesto, la Sicilia si distingue come una delle regioni più attive nel recepire le innovazioni cliniche e strutturare percorsi di cura efficaci.
Proprio su questi temi si è concentrato il 17° Congresso ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research), che si è svolto nei giorni scorsi alla Fiera di Padova, riunendo i massimi esperti nazionali nel campo delle malattie infettive. Il congresso ha fatto emergere con forza la centralità delle terapie antiretrovirali nella gestione clinica dell'HIV e il ruolo cruciale delle regioni nel garantire una risposta sanitaria omogenea ed efficace. Tra i protagonisti, anche diversi studi italiani che hanno posto l'accento sulla qualità e sulla durata delle cure, con dati molto incoraggianti anche per il Sud e per la Sicilia.
La Sicilia si conferma allineata ai migliori standard terapeutici nella lotta contro l'HIV. Nei centri infettivologici di Palermo, Catania, Messina e Agrigento le terapie più recenti vengono utilizzate regolarmente, con risultati eccellenti: si stima che oltre il 90% dei pazienti in cura presenti carica virale non rilevabile. Un dato che pone la regione sullo stesso piano delle più avanzate in Italia, grazie anche all'implementazione nel 2023 di un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) regionale. Questo strumento rappresenta un passo cruciale per uniformare l'assistenza, migliorare l'aderenza terapeutica e garantire accesso omogeneo alle cure più efficaci.
Una rivoluzione terapeutica: i dati nazionali
In Italia oltre il 93% delle persone con diagnosi di HIV segue una terapia antiretrovirale. Di questi, il 92-93% ha una carica virale non rilevabile, avvicinando il nostro Paese agli obiettivi 95-95-95 fissati da UNAIDS per il 2025. La soppressione virologica, confermata da ampi studi osservazionali e clinici, non è solo un traguardo sanitario individuale, ma rappresenta un vero e proprio strumento di prevenzione. Chi ha il virus sotto controllo, infatti, non può trasmetterlo ad altri.
Studi come "Essential" dell’ospedale Luigi Sacco di Milano e "Drive-Switch" dello Spallanzani di Roma, presentati proprio in occasione del congresso ICAR, evidenziano come l'efficacia delle nuove terapie sia ormai consolidata nella pratica clinica. In entrambi i casi i tassi di soppressione virologica superano il 95%, anche in pazienti anziani o con comorbidità. Parallelamente, la tollerabilità dei farmaci è molto alta e le interruzioni di terapia per effetti collaterali sono inferiori all'8%.
Persistenza, tollerabilità e nuove frontiere
Le terapie attuali, in particolare quelle in singola compressa o a due farmaci, mostrano un eccellente profilo di tollerabilità anche in pazienti over 65. Alcuni studi nazionali hanno iniziato a valutare anche le terapie iniettabili long-acting, con iniezioni ogni due mesi, che potrebbero rappresentare una soluzione efficace per chi fatica a seguire le cure orali quotidiane.
"Oggi siamo in grado di accompagnare la persona con HIV lungo tutto il suo percorso di vita con trattamenti sostenibili, sicuri e che mantengono l'efficacia nel tempo" ha dichiarato al congresso Diana Canetti, specialista dell'ospedale San Raffaele di Milano.
Verso il 2030: l'obiettivo eliminazione
L'Italia ha imboccato con decisione la strada verso l'eliminazione dell'AIDS come minaccia per la salute pubblica entro il 2030, in linea con gli impegni internazionali. La sfida, oggi, non è solo scientifica ma anche sociale: garantire equità nell’accesso alle cure, sostenere l’aderenza terapeutica e combattere lo stigma ancora presente.
In questo scenario, la Sicilia ha tutte le carte in regola per fare la sua parte: centri clinici competenti, PDTA attivo, partecipazione a coorti nazionali e accesso garantito alle terapie. Serve ora un impegno congiunto tra sanità, istituzioni e società civile per non lasciare indietro nessuno e consolidare i risultati raggiunti.
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