Un 2024 drammatico per il comparto sanitario
Il 2024 ha rappresentato un anno critico per il settore sanitario italiano.
In tutte le regioni della penisola le aggressioni nei confronti di medici e infermieri sono diventate una triste routine quotidiana.
E il 2025 non sembra promettere nulla di meglio: nei primi otto giorni dell'anno si sono già verificati episodi di violenza a Catania, Roma e Napoli.
Foad Aodi, presidente di Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia), Umem (Unione Medica Euromediterranea) e Movimento Internazionale Uniti per Unire, ha fornito un quadro allarmante: “Nel 2024, le violenze fisiche e psicologiche contro medici, infermieri e altri professionisti sanitari sono aumentate del 33% in Italia, del 32% in Europa e del 39% nel mondo”.
Particolarmente drammatica è la situazione nei paesi economicamente più deboli e nelle aree di conflitto, dove la mancanza di un sistema sanitario organizzato aggrava ulteriormente il problema.
I numeri e i casi emblematici
Le cronache recenti testimoniano un'escalation di violenze:
- Catania: reparto pediatrico del Policlinico Universitario due medici aggrediti, frattura del naso e contusioni varie.
- Napoli: in due ospedali distinti, un'infermiera è stata colpita con un calcio al petto e una dottoressa è stata aggredita da una parente di un paziente.
- Roma: al Pertini, una donna ha preso a calci e pugni il personale sanitario.
“Questi episodi non sono casi isolati,” sottolinea Aodi. “La carenza di personale, le lunghe attese e la pressione sugli ospedali creano un terreno fertile per la tensione e la violenza.”
Le cause del fenomeno
Secondo Aodi, alla base delle aggressioni vi sono:
- Carenza di personale: turni massacranti e ospedali sotto organico.
- Lunghe attese: una gestione insufficiente delle emergenze.
- Indebolimento della fiducia tra cittadini e sistema sanitario: una percezione negativa che si traduce in comportamenti aggressivi.
Le proposte per un cambio di rotta
Per affrontare l’emergenza, Amsi e Uniti per Unire hanno avanzato diverse proposte concrete:
- Presenza di posti di polizia nei pronto soccorso e nelle aree di emergenza.
- Campagne di comunicazione per valorizzare il ruolo dei professionisti sanitari nella società.
- Potenziamento della sanità territoriale, riducendo il carico sui pronto soccorsi.
- Aumento del personale sanitario, con nuove assunzioni e miglioramento delle condizioni lavorative.
- Formazione alla prevenzione e al dialogo, coinvolgendo mediatori culturali dove necessario.
- Sicurezza delle strutture sanitarie, tramite sistemi di sorveglianza adeguati e procedure preventive.
La necessità di un piano straordinario
“Non possiamo lasciare soli i nostri operatori sanitari,” conclude Aodi. “La sicurezza di chi si dedica alla salute pubblica non può essere una variabile trascurata. Gli episodi di Napoli e Roma rappresentano solo la punta dell’iceberg di una crisi che richiede interventi organizzativi, legislativi e culturali.”
L’emergenza aggressioni contro i sanitari non è solo un problema di ordine pubblico, ma anche una questione di civiltà. Serve un impegno collettivo per garantire a chi si dedica alla salute pubblica il rispetto e la sicurezza che meritano.