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Aggressioni a Sanitari: aumentate del 33% nel 2024

2025-01-10 06:00

Redazione

Apertura, Sanità Pubblica,

Aggressioni a Sanitari: aumentate del 33% nel 2024

Un quadro allarmante: episodi di violenza quotidiani contro medici e infermieri. I dati e le proposte per affrontare l'emergenza.

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Un 2024 drammatico per il comparto sanitario

Il 2024 ha rappresentato un anno critico per il settore sanitario italiano. 

In tutte le regioni della penisola le aggressioni nei confronti di medici e infermieri sono diventate una triste routine quotidiana. 

 

E il 2025 non sembra promettere nulla di meglio: nei primi otto giorni dell'anno si sono già verificati episodi di violenza a Catania, Roma e Napoli.

 

Foad Aodi, presidente di Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia), Umem (Unione Medica Euromediterranea) e Movimento Internazionale Uniti per Unire, ha fornito un quadro allarmante: “Nel 2024, le violenze fisiche e psicologiche contro medici, infermieri e altri professionisti sanitari sono aumentate del 33% in Italia, del 32% in Europa e del 39% nel mondo”.

Particolarmente drammatica è la situazione nei paesi economicamente più deboli e nelle aree di conflitto, dove la mancanza di un sistema sanitario organizzato aggrava ulteriormente il problema.

I numeri e i casi emblematici

Le cronache recenti testimoniano un'escalation di violenze:

  • Catania: reparto pediatrico del Policlinico Universitario due medici aggrediti, frattura del naso e contusioni varie.
  • Napoli: in due ospedali distinti, un'infermiera è stata colpita con un calcio al petto e una dottoressa è stata aggredita da una parente di un paziente.
  • Roma: al Pertini, una donna ha preso a calci e pugni il personale sanitario.

 

“Questi episodi non sono casi isolati,” sottolinea Aodi. “La carenza di personale, le lunghe attese e la pressione sugli ospedali creano un terreno fertile per la tensione e la violenza.”

Le cause del fenomeno

Secondo Aodi, alla base delle aggressioni vi sono:

  • Carenza di personale: turni massacranti e ospedali sotto organico.
  • Lunghe attese: una gestione insufficiente delle emergenze.
  • Indebolimento della fiducia tra cittadini e sistema sanitario: una percezione negativa che si traduce in comportamenti aggressivi.

Le proposte per un cambio di rotta

Per affrontare l’emergenza, Amsi e Uniti per Unire hanno avanzato diverse proposte concrete:

  • Presenza di posti di polizia nei pronto soccorso e nelle aree di emergenza.
  • Campagne di comunicazione per valorizzare il ruolo dei professionisti sanitari nella società.
  • Potenziamento della sanità territoriale, riducendo il carico sui pronto soccorsi.
  • Aumento del personale sanitario, con nuove assunzioni e miglioramento delle condizioni lavorative.
  • Formazione alla prevenzione e al dialogo, coinvolgendo mediatori culturali dove necessario.
  • Sicurezza delle strutture sanitarie, tramite sistemi di sorveglianza adeguati e procedure preventive.

La necessità di un piano straordinario

“Non possiamo lasciare soli i nostri operatori sanitari,” conclude Aodi. “La sicurezza di chi si dedica alla salute pubblica non può essere una variabile trascurata. Gli episodi di Napoli e Roma rappresentano solo la punta dell’iceberg di una crisi che richiede interventi organizzativi, legislativi e culturali.”

 

L’emergenza aggressioni contro i sanitari non è solo un problema di ordine pubblico, ma anche una questione di civiltà. Serve un impegno collettivo per garantire a chi si dedica alla salute pubblica il rispetto e la sicurezza che meritano.

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