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Declino cognitivo: un problema in crescita tra gli under 65

2025-01-05 07:28

Redazione

Notizie, Sanità Pubblica,

Declino cognitivo: un problema in crescita tra gli under 65

Un fenomeno che comincia a riguardare anche i giovani

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Non solo anziani: il declino cognitivo colpisce anche i più giovani. 

Uno studio rivela come bassi livelli di vitamina D e alti livelli di proteina C reattiva possano aumentare i rischi, aprendo nuove strade per la prevenzione e l'intervento precoce.

Un fenomeno che riguarda anche i giovani

Il declino cognitivo non è più un problema esclusivo delle persone anziane. 

Sempre più casi di demenza ad esordio giovanile (YOD) vengono registrati tra gli under 65, con sintomi che possono manifestarsi già dai 30 anni, spesso senza segnali evidenti. 

Questa condizione può influenzare drasticamente la qualità della vita e comporta sfide significative per chi ne è colpito e per le loro famiglie.

 

Secondo uno studio pubblicato su Jama Neurology, quattro fattori di rischio giocano un ruolo cruciale:

  • Bassi livelli di vitamina D, un nutriente essenziale per il benessere neurocognitivo;
  • Ipotensione ortostatica, una condizione che può portare a sintomi come vertigini e svenimenti;
  • Alti livelli di proteina C reattiva, un indicatore di infiammazione sistemica;
  • Isolamento sociale, che riduce il supporto emotivo e cognitivo.

 

Questi dati aprono la strada a nuove strategie di prevenzione e sensibilizzazione, che possono contribuire a rallentare o prevenire l'insorgenza del declino cognitivo.

Uno studio su larga scala

Lo studio è stato condotto da Stevie Hendriks, della Maastricht University, e ha coinvolto oltre 360.000 individui della UK Biobank. I partecipanti, di età inferiore a 65 anni e senza diagnosi di demenza iniziale, sono stati monitorati per un periodo di otto anni. 

 

Questa ricerca ha fornito una panoramica dettagliata dei fattori di rischio e delle dinamiche della demenza ad esordio giovanile.

Durante questo arco temporale, è emerso che i casi di YOD si attestavano a circa 17 ogni 100.000 persone l'anno, con la maggioranza dei pazienti tra i 40 e i 50 anni. Questo dato sottolinea l'importanza di un monitoraggio continuo della salute cognitiva in età relativamente giovane.

I 15 fattori di rischio principali

Dallo studio sono emersi ben 15 fattori significativamente associati a un rischio più elevato di demenza precoce. 

Questi includono:

  • Bassa scolarizzazione e status socioeconomico basso, che limitano l'accesso a risorse cognitive e sanitarie;
  • Presenza di alleli ε4 dell'apolipoproteina, un marcatore genetico associato a un maggiore rischio;
  • Isolamento sociale, che influisce negativamente sulla stimolazione mentale;
  • Deficit di vitamina D e alti livelli di proteina C reattiva, che indicano uno squilibrio metabolico e infiammatorio;
  • Malattie cardiovascolari come ictus e diabete, che compromettono il flusso sanguigno cerebrale;
  • Disturbi psichiatrici, tra cui depressione e ansia, che aumentano lo stress e l'infiammazione;
  • Problemi di salute fisica, come ipoacusia e ipotensione ortostatica, che riducono la qualità della vita e la capacità di adattamento.

 

La varietà di questi fattori evidenzia l'importanza di un approccio integrato alla prevenzione, che tenga conto di aspetti genetici, ambientali e comportamentali.

I quattro fattori modificabili

Tra tutti i rischi, quattro si sono rivelati particolarmente significativi e potenzialmente modificabili:

  • Vitamina D: bassi livelli di questo nutriente, noto per il suo effetto neuroprotettivo, aumentano il rischio. Un'integrazione adeguata può migliorare la funzione cognitiva e prevenire il declino.
  • Ipotensione ortostatica: una repentina caduta della pressione sanguigna durante il cambio di posizione può essere un campanello d'allarme. Monitorare e trattare questa condizione è fondamentale per evitare danni cerebrali.
  • Proteina C reattiva: livelli elevati di questo marcatore infiammatorio sembrano correlarsi con un maggiore rischio di declino cognitivo. Ridurre l'infiammazione tramite una dieta equilibrata e uno stile di vita sano può fare la differenza.
  • Isolamento sociale: la mancanza di interazioni sociali rappresenta un rischio spesso sottovalutato. Promuovere una vita sociale attiva può offrire un supporto emotivo e mentale cruciale.

Nuove prospettive per la prevenzione

Gli studiosi sottolineano l'importanza di intervenire su questi fattori modificabili. 

 

"Livelli ottimali di vitamina D e una riduzione dell'infiammazione potrebbero rappresentare strategie preventive efficaci", affermano i ricercatori.

 

Inoltre, combattere l'isolamento sociale attraverso programmi di supporto comunitario e attività di gruppo potrebbe aiutare a mitigare i rischi.

 

Sebbene ulteriori validazioni esterne siano necessarie, questo studio getta luce su un problema in crescita e sulla necessità di adottare misure concrete per proteggere le generazioni future. 

 

Rafforzare la consapevolezza pubblica e promuovere stili di vita sani rappresentano passi fondamentali per affrontare questa sfida globale.

 

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