La riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale può passare solo attraverso il rilancio della medicina territoriale e il rafforzamento del ruolo dei medici di famiglia.
Medici di famiglia: il pilastro del sistema sanitario
Il medico di famiglia rappresenta la prima linea di difesa della salute pubblica.
Nel contesto attuale, il loro ruolo è sempre più cruciale per prevenire e gestire molteplici patologie, evitando il sovraffollamento dei pronto soccorso.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera con un articolo di Giuseppe Remuzzi, direttore del prestigioso Istituto Mario Negri, il medico di famiglia non dovrebbe essere limitato a diagnosticare e prescrivere, ma diventa il punto di riferimento per ogni cittadino.
Questo include non solo il trattamento delle malattie, ma anche la prevenzione, la gestione delle cure a lungo termine e l’orientamento del paziente nel sistema sanitario.
Un punto chiave è il miglioramento della remunerazione e delle condizioni lavorative di questi professionisti, per attrarre nuovi medici e mantenere alto il livello di qualità dell’assistenza.
Come evidenziato nell’articolo, un investimento adeguato nel personale medico può fare la differenza tra un sistema sanitario funzionante e uno in crisi.
Sanità territoriale: il modello delle "case di comunità"
Le "case di comunità", altro tema cruciale della riforma in corso, sono uno dei pilastri della sanità territoriale, un concetto che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) intende promuovere.
Entro il 2026, in Italia si prevedono 1.350 strutture di questo tipo. Si tratta di spazi dove medici di famiglia, specialisti, infermieri e assistenti sociali lavorano insieme per garantire una presa in carico completa e integrata del paziente.
Questo modello punta a:
- Ridurre i tempi di attesa nei pronto soccorso.
- Garantire cure appropriate vicino al domicilio del paziente.
- Creare un sistema sanitario più equo e accessibile.
Ospedali degli infermieri: una nuova frontiera per l'assistenza
Un altro elemento innovativo previsto dal nuovo modello di sanità territoriale è rappresentato dagli ospedali degli infermieri. Queste strutture, pensate per supportare e integrare il lavoro degli ospedali tradizionali, si occuperanno di:
- Medicazioni, prelievi e infusioni.
- Somministrazione di chemioterapie.
- Diagnostica avanzata, integrata con l’intelligenza artificiale.
Gli ospedali degli infermieri saranno fondamentali per accogliere i pazienti che, pur avendo superato la fase critica della loro malattia, non possono ancora essere assistiti a domicilio. Questo ridurrà la pressione sui pronto soccorso e sui reparti di degenza, migliorando l’efficienza dell’intero sistema sanitario.
Come salvare la sanità pubblica
Il rilancio della sanità pubblica richiede una visione d’insieme e l’eliminazione degli sprechi.
L’articolo del Corriere della Sera sottolinea che ogni anno in Italia si sprecano circa 40 miliardi di euro, che potrebbero essere reinvestiti per potenziare il sistema sanitario nazionale.
Un punto cruciale è il "governo del sistema": ministeri, assessorati regionali e direzioni distrettuali devono collaborare per migliorare il benessere dei cittadini e ridurre le disuguaglianze. Solo così si può garantire a tutti l’accesso alle cure nei tempi giusti.
Rafforzare il ruolo dei medici di famiglia, promuovere la sanità territoriale e integrare gli ospedali degli infermieri sono passi imprescindibili per il futuro del sistema sanitario italiano. Non si tratta solo di migliorare la salute dei cittadini, ma di costruire una società più giusta e solidale, dove la cura non sia un privilegio, ma un diritto.
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