Un pugno in pieno volto.
È così che un paziente ha scelto di rispondere all’attesa per le cure nel pronto soccorso dell’ospedale San Marco di Catania, colpendo brutalmente un infermiere.
Questo ennesimo atto di violenza nei confronti del personale sanitario non è solo un gesto di rabbia isolato, ma il sintomo di un sistema ormai sull’orlo del collasso.
L’infermiere, ferito e soccorso dai colleghi, se la caverà con tre giorni di prognosi, ma il danno è ben più profondo: la paura di lavorare in sicurezza è diventata una costante per chi opera in prima linea.
Il maggior sindacato delle professioni infermieristiche, il Nursind, ha reagito con forza, sottolineando la necessità di un'applicazione rigorosa delle nuove normative contro le aggressioni in ospedale, che prevedono oggi l’arresto immediato per chi attacca il personale sanitario.
Abbiamo incontrato Salvatore Vaccaro, segretario territoriale del Nursind Catania, per analizzare la situazione.
Quali sono le principali preoccupazioni del personale sanitario in merito alle aggressioni?
“Il timore è palpabile. Purtroppo, siamo di fronte a una situazione che si ripete con una frequenza allarmante. Gli operatori sanitari, specialmente nei pronto soccorso, sono quotidianamente esposti a episodi di violenza verbale e fisica. C’è una percezione crescente di insicurezza e questo impatta negativamente non solo sul benessere del personale, ma anche sulla qualità delle cure offerte ai pazienti. Abbiamo infermieri che entrano in turno con la paura di subire aggressioni”.
Le nuove normative per chi aggredisce il personale sanitario sono sufficienti?
“Le nuove norme sono un passo importante, ma da sole non bastano. È fondamentale che vengano applicate con fermezza”.
In prefettura è stato convocato un tavolo di discussione come mai non eravate presenti?
“Il Nursind non è stato invitato a partecipare al tavolo in Prefettura. Questo ci preoccupa, perché chi rappresenta gli infermieri dovrebbe avere voce in capitolo quando si discute di sicurezza sui luoghi di lavoro. Le aggressioni non sono solo il frutto di singoli episodi di violenza, ma anche di carenze strutturali. I pronto soccorso sono spesso intasati perché il territorio non risponde adeguatamente ai bisogni sanitari, costringendo i pazienti a rivolgersi agli ospedali per problemi che potrebbero essere risolti altrove. La rabbia e la frustrazione dei pazienti, sommata ai lunghi tempi di attesa, spesso sfociano in episodi di violenza. Il sindacato continuerà a monitorare la situazione e a fare pressioni affinché non solo vengano applicate le nuove norme, ma si intervenga anche sulle criticità del sistema sanitario che aggravano questa problematica”.