Ci sono storie che un giornalista non può semplicemente raccontare. Le deve attraversare, viverle, sentirle sulla pelle. Perché il giornalismo, a volte, diventa il veicolo di emozioni che vanno oltre ciò che scrivi. Ti trasformano. E ti ricordano quali sono i veri valori, le cose che contano davvero nella vita. Come un suono. Quello della campanella che risuona nel reparto di Ematologia e Oncologia pediatrica del Policlinico di Catania.
Un gesto semplice, ma carico di significato: ogni volta che un bambino completa il ciclo di cure, che sia per leucemia o per un altro tumore infantile, è lui stesso a suonarla. È il suono della rinascita, della fine della battaglia, della speranza che si realizza. Un rituale che da un pò di tempo si è consolidato tra le corsie del reparto, trasformandosi in una vera e propria tradizione. E ogni volta è impossibile non commuoversi.
Le lacrime si mescolano ai sorrisi, gli abbracci, le filastrocche della cara Cettina, le carezze e il futuro. Perché ogni volta che quella campanella suona, è come se a guarire fosse un po' tutto il reparto: i bambini, i genitori, i medici, gli infermieri. Tutti uniti da un unico, potente sentimento: la gioia.
Accanto ai piccoli pazienti e alle loro famiglie, nel quotidiano cammino della malattia e della speranza, c'è anche l'Associazione Ibiscus, degli angeli silenziosi ma dal cuore immenso. Una presenza costante, forte e determinata. Con la sua Casa Accoglienza all'interno del Policlinico, Ibiscus garantisce non solo un alloggio sicuro e confortevole alle famiglie provenienti da tutta la Sicilia, ma anche un supporto umano che spesso si rivela fondamentale: ascolto, condivisione, vicinanza. Tantissimi volontari si alternano ogni giorno, regalando tempo, affetto, presenza.
E poi c'è lo staff sanitario, il cuore pulsante del reparto. Abbiamo avuto modo di sentire i racconti di alcune delle figure più simboliche: le infermiere Cettina Di Buono e Grazia Privitera, che da oltre trent'anni vivono la vita di questo reparto come una seconda casa. Sono la memoria storica, il sorriso che accoglie, la mano che rassicura. "Ogni volta che un bimbo suona quella campanella, è come se lo facesse anche un pezzetto del nostro cuore", ci hanno confidato con occhi lucidi.
Lo stesso spirito anima i medici. Il dottor Salvo D'Amico, il dottor Luca Lo Nigro e la dottoressa Emanuela Cannatà ci hanno raccontato come è strutturato il reparto, l'approccio multidisciplinare adottato e modalità terapeutiche. Ma soprattutto ci hanno parlato della loro missione quotidiana: non solo curare, ma prendersi cura. "Nel nostro lavoro, la medicina si intreccia all'empatia, la terapia all'ascolto. Ogni paziente è un mondo. E quel suono, il suono della campanella, è la musica più bella che possiamo ascoltare."
Non è solo una fine. È un nuovo inizio. Un punto e a capo pieno di sogni, di giochi, di vita. Perché dietro ogni campanella che suona, c'è una storia di resistenza e amore. E se la racconti da vicino, ti entra dentro. E non ti lascia più.
Quando siamo andati via abbiamo lasciato in quel reparto un pezzettino di noi, ma siamo tornati a casa con un pezzettino di loro, perchè in quel reparto si respirava “Vita, la voglia di vivere!"
Grazie.