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Osteoporosi, dal convegno siciliano un appello alla sinergia tra professionisti e a una medicina più proattiv

2025-06-22 06:00

Elisa Petrillo

Apertura, osteoporosi, palermo,

Osteoporosi, dal convegno siciliano un appello alla sinergia tra professionisti e a una medicina più proattiva

La prevenzione, come emerso durante i lavori, che si sono svolti presso l’OMCeO di Palermo, deve essere multilivello.

È dal lavoro sinergico tra professionisti – lo specialista, il farmacista, il medico di medicina generale e il supporto della Regione – che si può ottimizzare il percorso di cura per l’osteoporosi, trattandola come una malattia cronica da affrontare con strumenti condivisi, approcci multidisciplinari e linee guida regionali applicabili sul campo. Il convegno “La gestione dell’osteoporosi e l’ottimizzazione del percorso di cura – Focus Regione Sicilia”, promosso da SCF, guidata dalla dott.ssa Valentina Drago in collaborazione con HPS, ha rappresentato un importante momento di confronto per definire strategie comuni e concretamente attuabili nella pratica clinica quotidiana.

 

La prevenzione, come emerso durante i lavori, che si sono svolti presso l’OMCeO di Palermo, deve essere multilivello: dalla prevenzione primaria (prima ancora dei fattori di rischio), a quella secondaria e terziaria. Il dato allarmante riguarda l’aumento dei costi legati alle fratture del femore, cresciuti di oltre il 30% nell’ultimo decennio, con l’Italia tra i Paesi europei con il più alto numero di fratture da fragilità.

 

I dati del Rapporto OsMed 2024, riferiti all’anno precedente, registrano una riduzione dell’11,9% nelle dosi erogate di farmaci per l’osteoporosi e del 2,9% nella spesa complessiva. Tuttavia, il costo reale della patologia va ben oltre i farmaci, coinvolgendo l’intero sistema sanitario e sociale, dalla riabilitazione alla perdita di autonomia del paziente.

 

Il dott. Luigi Spicola, Segretario Nazionale della Società di Medicina Generale, ha evidenziato come la medicina generale è chiamata oggi a giocare un ruolo centrale nella gestione dell’osteoporosi, che rappresenta una vera e propria sfida per il nostro sistema sanitario. “È necessario un cambio di paradigma: da una medicina d’attesa a una medicina di iniziativa – ha spiegato - proattiva, che consenta al medico di famiglia di intercettare il paziente a rischio, stratificarlo e accompagnarlo in un percorso strutturato di diagnosi e trattamento. Questo è possibile solo se mettiamo in atto una comunicazione strategica efficace tra i diversi livelli assistenziali: ospedale, territorio, specialisti, strutture sanitarie. Occorre superare le barriere informative e operative che ancora oggi frammentano la presa in carico del paziente. Strumenti come un PDTA regionale condiviso e facilmente accessibile, l’adozione di linee guida omogenee e soprattutto un sistema di confronto continuo tra professionisti, sono essenziali per far dialogare i nodi della rete. Il nostro obiettivo è costruire un modello di integrazione reale, in cui il medico di medicina generale non sia solo un punto di accesso, ma una figura attiva e co-responsabile del percorso terapeutico del paziente. Le competenze ci sono, le intenzioni pure: adesso servono concretezza operativa e sostegno istituzionale".

 

Altro momento significativo del convegno è stato l’intervento del dott. Giovanni D’Avola, Responsabile del servizio di Remautologia UOC Medicina Ospedaliera di Acireale, che ha illustrato il modello siciliano ispirato al Fracture Liaison Service scozzese, un sistema strutturato già attivo in numerosi paesi, che punta a ridurre le ricadute e migliorare gli esiti post-frattura. Avola ha sottolineato l’urgenza di creare protocolli chiari e condivisi per la gestione dei pazienti ricoverati con fratture di femore, per evitare il rischio di disabilità permanente o decessi post-trauma. “Ogni terapia – ha ricordato – deve essere costruita come un vestito su misura per il paziente, integrando specialisti, ortopedici, medici di base e strutture riabilitative per garantire continuità e qualità di cura”.

 

I farmaci per il trattamento dell’osteoporosi sono da anni sotto l’attenta osservazione dell’AIFA, non solo per garantirne l’efficacia terapeutica, ma anche per ottimizzare il loro impiego e la relativa spesa.

 

“È fondamentale comprendere che questi farmaci rappresentano un elemento chiave nel percorso di cura – ha commentato il prof. Filippo Drago, Ordinario di Farmacologia del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania - e il loro uso corretto può incidere significativamente sull’appropriatezza terapeutica e sulla sostenibilità del sistema sanitario. Esistono anche ragioni storiche che spiegano questa particolare attenzione: è noto che proprio un farmaco per l’osteoporosi, la calcitonina, fu al centro di una crisi istituzionale della sanità pubblica italiana nei primi anni ’90, in quanto venne autorizzato in modo improprio e generò un utilizzo distorto. Oggi l’AIFA, attraverso strumenti normativi come la Nota 79 e la Nota 96, ha definito con grande precisione i criteri di prescrizione per le diverse opzioni terapeutiche, dai bifosfonati al teriparatide, fino agli anticorpi monoclonali, a seconda delle specifiche condizioni cliniche in cui si manifesta l’osteoporosi. È importante che medici di medicina generale e specialisti non considerino queste Note solo come strumenti di contenimento della spesa, ma le adottino come vere e proprie linee guida cliniche, costruite su evidenze scientifiche e approvate dalla comunità medico-scientifica. Un uso appropriato dei farmaci, all’interno di un percorso condiviso e strutturato, può contribuire in maniera decisiva alla sostenibilità e all’efficacia della presa in carico del paziente osteoporotico".

 

L’incontro, partecipato da numerosi professionisti del settore, ha posto le basi per una governance clinica regionale che sappia affrontare con strumenti efficaci e coordinati l’osteoporosi, promuovendo una medicina centrata sulla persona, sul territorio e sull’integrazione tra i livelli assistenziali.

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